mercoledì 5 ottobre 2011

L'Esordio (un po' di storia e l'introduzione)

Il tema del Blog è intrigante: è dalla Rivoluzione Industriale che se ne cerca la sintesi, senza mai riuscire a trovare una quadra. Tanti modelli a confronto, ma nessuno, alla lunga, è risultato sostenibile o, almeno, compatibile con uno sviluppo armonico. Questo mancato funzionamento deriva, a mio avviso, da una verità di fondo che è estremamente semplice: l’essere umano non percepisce di far parte d’un sistema, ma pensa di essere il “re” del sistema e lo sfrutta a suo piacimento per soddisfare i suoi bisogni che, agli albori della storia, erano solo primari (mangiare, ripararsi, sopravvivere), poi, con l’evolversi dell’intelletto, divennero sempre più voluttuari (case più grandi, comodità, divertimenti, etc.) che in una sola parola possono essere assiemati sotto il concetto di “benessere”.

Non voglio qui prendere alla lontana il tutto tracciando una evoluzione storica lunga e noiosa che s’è snodata a partire da un concetto fortemente materialista, né tantomeno intendo dire che l’uomo non sappia trarre insegnamenti dalla storia: l’uomo è un animale capace di pensiero astratto e riesce a discriminare ciò che è costruzione da ciò che è distruzione. L’Arte, la Letteratura, la Scienza e la Filosofia ne sono la prova, ma se si trova di fronte a risorse così grandi da apparirgli infinite, sfrutta al massimo il suo ecosistema esattamente come un animale e, con ciò, inizia una spirale assolutamente non dissimile da quella insita nelle dinamiche degli ecosistemi naturali che si proverà, nel seguito, ad estrinsecare.

1.       Livello 1: “calma piatta” e, chi più chi meno, cerca la sua nicchia di tranquillità. E’ l’ambiente a scandire il ritmo, con la sua grande disponibilità di risorse per soddisfare i bisogni primari. La “calma” prosegue finché alcuni esseri non scoprono di poter trarre vantaggio più degli altri. A tal punto l’equilibrio si turba e, se vi sono risorse a sufficienza ed elementi di retroazione, il sistema si attesterà su un nuovo equilibrio, altrimenti si autodistrugge: nasce la “competizione”.
2.       Livello 2: il sistema è divenuto competitivo. Adesso occorre combattere per conquistare la propria nicchia di sopravvivenza e non tutti ce la fanno. Ancora una volta, se ci sono risorse a sufficienza o qualcuno individua il modo di trovarne di nuove, dopo una fase di sofferenza della popolazione si riosserva una nuova crescita della stessa e, in un nuovo equilibrio, comincia un altro periodo di stabilità strettamente correlato alla disponibilità di risorse. Il sistema consuma e poi trova nuove risorse attraversando, ciclicamente, fasi di contrazione e fasi di espansione fino a quando, purtroppo, si giunge ad un limite strutturale dovuto all’ambiente e le risorse iniziano seriamente a scarseggiare in tutte le loro forme.
3.       Livello 3: il sistema è divenuto estremamente competitivo e la lotta per sopravvivere sempre più cruenta. Non è più stabile ed annaspa tra ondate di apparente crescita o stabilità e repentini capovolgimenti di fronte, a volte assai violenti. L’ambiente, ormai, ha raggiunto un altissimo grado di disordine e c’è ben poco spazio per intravedere nuove soluzioni, ammesso che ve ne siano. Capisaldi che sembravano inviolabili si rivelano effimeri o addirittura dannosi. In Natura, ciò rappresenta l’inizio della fine d’un ecosistema.

Piaccia o non piaccia, anche i sistemi socio-economici, imbevuti di costruzioni, organizzazioni, ricchezza, consumi ed altri concetti similari, seguono le stesse crudeli dinamiche. Sta all’uomo comprenderle a fondo per non incorrere in errori che lui stesso, imbevuto del miope concetto della “disponibilità infinita”, può ingenerare e, in molti casi, ha già ingenerato.

La Democrazia, nata nell’antica Grecia ed evolutasi nelle sue moderne espressioni, deriva senz’altro dalla contemplazione mistica del fatto che l’uomo si sente parte d’un Tutto ed al Tutto vuole somigliare, cercando di colmare la sua limitazione attraverso uno sforzo corale coi suoi consimili, ma discende anche da un concetto molto più materiale: la convinzione che “da solo non può farcela” e cerca, mettendosi al pari con altri per un fine utilitaristico, nuove strategie di sopravvivenza per essere competitivo con la Natura ed altri suoi consimili.

Non è un caso che la Democrazia nacque, storicamente, nell’antica Grecia, dominata dalle Città-Stato (le “Poleis”): ambienti troppo piccoli per garantire benessere a tutti, ma troppo grandi per essere governate da uno solo, quindi, urgeva mettere insieme gli sforzi per decidere e sopravvivere. Al colto misticismo di Atene è storicamente contrapposto il militare materialismo di Sparta: le due facce della medaglia esplicata un capoverso fa e la continua ricerca, con la Forza, ma anche attraverso l’Arte, la Filosofia, la Matematica, la Scienza e la Tecnologia, di nuovi orizzonti di vantaggio e di elevazione.

Cosa c’entra tutto ciò con l’argomento di questo Blog? Agli occhi dei più niente, solo farneticazioni o concetti vuoti, direbbero alcuni con superficialità. In realtà, quanto su esposto rappresenta l’antefatto, la trave portante sulla quale, piaccia o non piaccia, sono state costruite le moderne società, più o meno imbevute del crudo dualismo tra il continuo bisogno di elevarsi culturalmente e spiritualmente e quello, altrettanto continuo ma molto più materiale, di ricercare il benessere per sé. Arte, Cultura e Tecnologia altro non sono che “attrezzi” nelle mani dell’uomo e che lui stesso ha creato per plasmare, attraverso le risorse disponibili, il suo ambiente alla luce del suddetto dualismo. Sta a lui, adesso come agli albori della storia, trovare l’esatta combinazione di variabili per evitare la distruzione e garantirsi un futuro per sé e le generazioni che verrano.

La recente crisi economica, esplosa nel 2009, è, a mio avviso, il segno che il modello di sviluppo sinora adottato è giunto a ridosso del “Livello 3”, ma non per il fatto che mancano risorse, ma per il fatto che lobbies economiche di varia natura tentano disperatamente di resistere per non abbandonare il benessere conquistato (in modo corretto o scorretto, ahimè, poco importa). In questa azione di resistenza soffocano il naturale impulso a ricercare nuove soluzioni che, paradossalmente, potrebbero già essere disponibili, a patto di saperle cercare con strenua perseveranza. E’ difficile, però, cercare nel disordine, alla stessa stregua di quant’è difficile studiare nel rumore. Ancora non è noto verso quale modello si andrà, di certo, quello attuale, basato sulla ferma convinzione che i combustibili fossili possano essere usati all’infinito e che la crescita economica debba basarsi banalmente sui consumi dovrà, a breve-medio termine, cedere il passo ad uno sviluppo più sostenibile ed è proprio qui che le “Public Policies” devono dare il meglio di sé, agendo con lo stesso dinamismo del Privato (con le sue stringenti responsabilità), ma garantendo progresso e sviluppo come solo il Pubblico può fare, giacché è il settore macro-economico che ha il dovere morale e civile di salvaguardare nel tempo (e quindi per il futuro) il benessere della collettività amministrata, travalicando, ove necessario, i confini delle singole nazioni.

Ora, le parole d’ordine sono “Razionalizzare” ed “Efficientare”, da un lato per competere, dall’altro per consumare meno energia. Si, energia… Ma intesa non come sforzo fisico di singoli, ma energia per mandare avanti il sistema, principalmente quella elelettrica che si traduce in miriadi di beni materiali di consumo che, indubbiamente “costano”. Non basta dire “Tutto telematico” per risolvere il problema, servono strategie da perseguire con costanza ed il Pubblico, ormai, non potrà fare a meno del concetto di “utile”. Si, perché c’è un “utile” anche nel Pubblico ed anche se non si traduce materialmente in profitto, ma in possibilità di sviluppo socio-economico (quindi crescita), va ricercato e ben metabolizzato in tutti gli enti, affinché sia la bussola guida verso il cambiamento epocale che ormai tutti, chi più chi meno, aspettano.

E’ ormai tempo di vedere Dirigenti che, con la dovuta etica pubblicistica, si comportano (e rischiano) da imprenditori ed i vertici aziendali (in questo caso degli enti) devono ben accogliere, con la giusta apertura mentale e di cuore, le “idee imprenditoriali” che promanano dall’intera organizzazione e non, come spesso accade, mortificarle o reprimerle. Non voglio fare, in questo Blog, discorsi politici riferiti a questo o a quel Governo, ma solo asseverare il fatto che la Tecnologia dell’Informazione è ormai matura per far compiere al sistema socio economico un enorme salto di qualità immediatamente spendibile, se solo venissero messe in campo politiche adeguate e non si seguissero distorti interessi di lobby, da qualsiasi parte essi provengano.

Purtroppo, non c’è più tempo per “giocare” ad interpretare pedissequamente atti e circolari: è venuto il momento d’agire insieme perseguendo lo spirito delle leggi democratiche per trarne il massimo vantaggio per la collettività, non come spesso accade, “cambiare affinché nulla cambi”, secondo la vecchia logica “gattopardesca”. Occorre partire dagli uomini, da quella “Risorsa Umana” che è la vera ricchezza dell’azienda ma, troppo spesso, mortificata nelle sue più alte espressioni semplicemente perché “non appartenente al pensiero dominante”.

Questo è solo l’esordio… Seguiranno altri post che, riscontrando fatti e potenzialità reali, cercheranno di dire ai più, attraverso un moderno mezzo di comunicazione, che cambiare è possibile e non è neanche difficile se lo si vuole (e si lavora) insieme, lontani da interessi, ostracismi e convinzioni che, ormai, lasciano il tempo che trovano.

Commentate i miei Post, se li ritenete interessanti, e se siete dentro Pubbliche Amministrazioni servitevi delle idee che in essi sono contenute, se le riterrete valide e non senza aver letto prima i commenti degli altri, che mi auguro costruttivi.

E’ tempo che l’astronave “Enterprise”, che in questo caso rappresenta in nostro sistema socio-economico, riprenda il suo volo per cercare un altro pianeta, dopo aver pagato lo scotto delle ostilità trovate sull’ultimo che ha visitato e dopo averne fatto tesoro, solo così il nuovo viaggio non sarà, un’altra volta, verso l’ignoto… Mi auguro che siate in tanti a seguire l’esempio!

4 commenti:

  1. Chiunque tu sia, Capitano Kirk, condivido quanto hai scritto ed il tuo "viaggio" col fedele Spok, gran tecnologo e freddo decisore... Giusta tua spalla, fatto il debito parallelismo con la serie televisiva.
    Forse c'è troppo materialismo nei concetti. Non penso che l'uomo sia così cattivo... Sicuramente è divenuto un essere interessato e troppo legato al "Dio denaro", ma se un barile di petrolio costa 75 dollari o giù di lì, una volta che è finito 75 dollari non si trasformano in un barile di petrolio... Ecco perché concordo sulla ricerca di uno sviluppo sostenibile e sulla deflazione della spirale dei consumi alla luce d'una nuova "vision". L'esordio mi piace, come inizio del viaggio (ci sono finito per caso cercando, su Google la stringa distintiva del Blog per motivi miei), voglio però esaminare più in dettaglio le tue idee... Per ora, ti inserisco tra i "mi piace" di Facebbook, ma mi esprimerò meglio dai tuoi prossimi post, cercando anche di dare il mio contributo, se alle premesse dell'esordio corrisponderanno fatti (naturalmente, dirò anche e soprattutto ciò che non condivido, perché penso che le cose migliori nascano dai contrasti costruttivi).

    Luigi Sculco, l.sculco@gmail.com

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  2. Pardon, Facebook si scrive con una "b". Chiedo scusa. LSculco

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  3. Buongiorno, ho visto l'AD solamente ora e vorrei candidarmi come hostess per la distribuzione dei viveri essenziali. Dato che sono pensionata, non ho bisogno di retribuzione. Potreste dire: ma così togli lavoro a un giovane disoccupato. Vero. La soluzione me la trovo: non prendo impegno certo continuativo, quando mi va ci sono, ma se dovesse capitare un'emergenza su me potete contare per 30 anni ancora. E poi posso distribuire consigli a tutto spiano ai novellini. Confermatemi ammissione.

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